Lambro fiume nero

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Ritorno al follicolo

Dopo tante distrazioni, questo blog torna infine alle sue radici, o meglio ai suoi follicoli piliferi, occupandosi di ciò per cui è nato: glorificare quella parte di peluria attorno alle orecchie, da sempre indice di stile ed eleganza maschile, le BASETTE! (ma confesso che personalmente apprezzo una leggera peluria, simile alle maschie basette, anche su un viso femminile).
Ed è con grande entusiasmo quindi che questo blog rilancia la segnalazione di un suo fan, noto amante del basettone anch'egli, sul primo film dedicato a questo simbolo peloso di stile senza tempo.

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Un umile omaggio- 6

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Una targa può essere una bandiera


9 Novembre 2009, ventesimo anniversario della caduta del muro di Berlino. Celebrazioni e festeggiamenti vengono organizzati, a partire dalla capitale tedesca, in tutta Europa. Anche a Milano l’amministrazione comunale dispone una serie di manifestazioni per ricordare questo evento fondamentale per la storia di tutta l’Europa. Tra tutti gli eventi istituzionali organizzati, uno in particolare ha suscitato una certa incredulità e alcune polemiche, sfociate in una provocatoria protesta, rimbalzata sulle pagine dei giornali locali. La scelta di affiggere una targa che ricorda la caduta del muro nei giardinetti di viale Montenero, davanti al locale Mom appare controversa sotto diversi aspetti.

Per capire è necessario ricostruire la storia di questo parchetto. A Milano anche un’aiuola ha una storia da raccontare! Questo piccolo parchetto (della grandezza di circa 500 x 50 m) è stato infatti teatro negli ultimi anni di un braccio di ferro tra il comune e i giovani frequentatori dei locali della zona, che usavano il piccolo spazio verde come luogo di incontro. La quantità di persone che si trovavano in questo angolo tra la circonvallazione e viale Montenero ha raggiunto in certi momenti, specialmente nel Mercoledì, livelli notevoli, e parimenti è cresciuto anche il fastidio arrecato agli abitanti del palazzo che dà sui giardini. Il comune ha cercato diverse strategie per evitare questi assembramenti: prima ha imposto la chiusura all’incolpevole coktail bar Mom, che si affaccia sul famigerato spazio verde, poi ha organizzato diversi presidi mobili di polizia con notevole dispiegamento di mezzi della polizia di stato e municipale. Ma queste misure non hanno avuto in verità molta efficacia, il locale non aveva molto a che fare con gli assembramenti notturni, la polizia non ha spaventato abbastanza i giovani e evidentemente non era una soluzione alla lunga sostenibile e così l’amministrazione giunge alla soluzione definitiva già sperimentata in luoghi più grandi: recintare tutto.

E’ facile rendersi conto come mettere una targa per celebrare la caduta di un muro per mano del popolo, su spinta in particolare della sua parte più giovane, contro il potere politico, in un posto dove il potere politico ha innalzato un muro per proteggere un aiuola, e il quieto vivere degli abitanti del centro, possa essere visto da alcuni come una provocazione. Da una parte muri che si abbattono, dall’altra muri che si alzano. Da una parte i giovani sono la soluzione, dall’altra il problema. E infatti già il giorno dopo sulle cancellate che circondano il parchetto e la targa commemorativa erano infilzate delle teste di manichino e appeso un cartello in inglese e russo con scritto “military zone”, che ricordava quelle sul famigerato muro che divideva la città tedesca. Una protesta fatta da due ragazzi, aspiranti artisti, che hanno agito da soli, indipendentemente da qualsiasi movimento politico o organizzazione di sorta. Un moto spontaneo di due qualsiasi cittadini. Si potrebbe derubricare tutto alla leggerezza e incompetenza della classe dirigente politica cittadina, ma si farebbe un torto alla scaltrezza di politici navigati come Ignazio Larussa, grande sostenitore dell’idea partorita dal vicecapogruppo del Pdl in consiglio comunale, Carlo Fidanza. La scelta del luogo dove affiggere la targa non è stata fatta a caso. Era prevedibile che per molti questa scelta sarebbe stata vissuta come una provocazione, ma si è deciso di andare avanti comunque.
La verità è che quella piantata il 9 novembre in una cerimonia alla presenza del sindaco, che ha regalato ai presenti un commovente discorso sulla necessità di “abbattere i muri che ancora sono presenti nella nostra vita di tutti i giorni”, di assessori e ovviamente di Larussa, Fidanza e un drappelo di Azione giovani, non è una targa, ma una bandiera. Una bandiera con molteplici significati. Primo: “Questo angolo di verde è stato liberato dai giovani. Il comune ha vinto la sua battaglia contro i suoi cittadini più giovani. Questi giovanotti devono imparare che qui si fa come diciamo noi.” Secondo: “La festa per la caduta del muro è proprietà della destra che festeggia la vittoria in Europa sulla sinistra. Il significato è quello che piace a noi: caduta del muro vuol dire caduta del comunismo. Punto. Il significato liberatorio di quell’evento storico, la pacifica rivolta contro l’ordine, l’esplosione delle forze vitali del corpo sociale contro il controllo politico, non sono da festeggiare. Non c’è niente di male nel muro come strumento di amministrazione (e infatti De Corato ha annunciato l’intenzione del comune di costruire altre dieci cancellate!).”

Sarebbe quindi sbagliato risolvere tutto con una risata di sufficienza, purtroppo sembra questo l’ennesimo episodio, solo il più paradossale, di una politica che tende, al di là dei discorsi di circostanza, a dividere. Aumentando il solco tra le generazioni, tra schieramenti politici. Una politica che è sempre concepita come una battaglia da vincere sul piano culturale attraverso l’odonomastica (un altro esempio significativo la recente proposta di intitolare una strada di Roma alla madre di Berlusconi), le onoreficenze (gli Ambrogini d’oro) e una lettura politica della storia. A distanza di vent’anni dal 1989 muri e ideologia dividono ancora.

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Un umile omaggio-5

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