Le due Facce della medaglia

Il Brasile sta vivendo in questi anni una crescita economica pari a quella delle grandi potenze economiche emergenti Cina e India. Non da oggi il Brasile viene incluso nel gruppo di nazioni con le maggiori potenzialità di crescita nel contesto economico mondiale, il BRIC (ovvero Brasile, Russia, India e Cina). Nonostante il paese stia raggiungendo notevoli risultati in termini di sviluppo, rimane irrisolto per il paese il problema della criminalità e della violenza, che sembra addirittura peggiorare.

I motivi di soddisfazione per il governo Lula sono stati molti negli ultimi anni, e gli indicatori statistici della salute del paese autorizzano un deciso ottimismo per il futuro: il Pil è cresciuto nell’ultimo decennio a un ritmo stabile intorno al 4%, la popolazione è in costante crescita, l’inflazione è rimasta negli ultimi 5 anni al di sotto del 10%. Sotto il governo dell’ex sindacalista di San Paolo questa grande democrazia di 186 milioni di abitanti ha trovato in particolare anche una certa stabilità politica e economica, condizione che storicamente è sempre mancata al paese e ha costituito un costante ostacolo al pieno sviluppo del suo enorme potenziale. Tutti questi indicatori positivi, sanciti anche dal passaggio del paese dal gruppo di paesi a medio sviluppo a quello dei paesi ad alto sviluppo nella classifica di sviluppo umano stilata dall’ONU con un indice dello 0,8, hanno fatto sì che anche il profilo internazionale di Brasilia crescesse parallelamente al suo sviluppo economico.
Come già successo per la Cina, il nuovo status internazionale è stato suggellato a livello mediatico dalla vittoria di Rio de Janeiro nella competizione per l’organizzazione dell’olimpiadi del 2016. Non solo, dopo il Sud Africa i mondiali di calcio del 2014 si terrano proprio nella patria della seleçao.

In una situazione apparentemente rosea c’è però un problema endemico che allontana Brasilia dai paesi più sviluppati e preoccupa non poco gli organizzatori delle due importanti manifestazioni sportive mondiali: gli alti tassi di violenza e criminalità del paese, particolarmente nelle enormi favelas intorno ai grandi centri urbani.
E’ cronaca di questi giorni la battaglia tra polizia e gruppi criminali svoltasi nel Morros dos Macacos, una delle favelas di Rio nelle quali vivono 2 milioni di persone, che ha lasciato 12 morti sul terreno, tra cui due poliziotti che sono precipitati con il loro elicottero su un campo da calcio, abbattuti dal fuoco delle armi pesanti delle gangs.
La violenza tra i gruppi criminali dediti al traffico di droga, di cui il Brasile è uno snodo fondamentale come paese di transito, è un problema endemico, unito a una massicia diffusione della corruzione tra le forze di polizia e alla diffusione massiccia di armi da fuoco. Purtroppo i dati in questo caso non sono confortanti, ma indicano che le uccisioni da arma da fuoco, soprattutto tra la popolazione giovane (15-24 anni), sono in forte aumento: +31% tra il 1996 e il 2006.
Quello della violenza diffusa è sicuramente uno dei problemi principali che Brasilia deve affrontare nel suo cammino verso il benessere. Fino ad ora i politici si sono limitati alle dichiarazioni, ma i progressi non sono stati tangibili. La questione è evidentemente sentita anche dall’opinione pubblica, come dimostra l’esempio di due opere cinematografiche di grande successo in patria e all’estero che hanno affrontato proprio questo argomento: “Cidade de dieus” di Fernando Meirelles e “Tropa de elite” di Josè Padilha. Queste due notevoli opere cinematografiche (il film di Padilha ha vinto l’orso d’oro a Berlino) affrontano il problema da due prospettive differenti e giungono a conclusioni altrettanto diverse, riproponendo così diverse letture della situazione interne all’opinione pubblica brasiliana. Mentre il primo adotta lo sguardo di un giovane abitante delle favelas e ne racconta la fuga dall’incubo delle favelas, dove suo malgrado deve fare i conti con la violenza delle gangs e della polizia corrotta, il secondo segue le vicissitudini di una squadra del famigerato corpo d’elitè della polizia di Rio, il Bope (Batalhão de Operações Policiais Especiais). I due film offrono una lettura alquanto diversa della situazione. Il primo, nella sua crudezza, lascia spazio alla speranza nella storia edificante del protagonista che nel finale riesce a raggiungere una via di uscita dalla situazione disperata delle favelas, grazie alla sua intraprendenza e al fatto di essere riuscito a salvare la sua innocenza in un ambiente corrotto. Nel secondo film non c’è assolutamente spazio per l’innocenza, né per la speranza. Se Cidade de dieu è un film crudo, Tropa de elite è un film angosciante, un pugno allo stomaco ai benpensanti. Tutto è molto semplice nel film di Padillha: la forza è l’unica legge, tutto è marcio, nessuno può permettersi il lusso dell’innocenza. A partire dai protagonisti, teste di cuoio, macchine da guerra, costantemente in lotta contro tutti: membri delle gangs, poliziotti corrotti, l’opinione pubblica borghese. Quest’ultimo film nella sua semplice brutalità ha avuto un accoglienza in patria e all’estero assai controversa, soprattutto perché è stato accusato di dipingere come eroi i superpoliziotti del Bope, i cui modi d’intervento sono per lo meno discutibili (per farsi un'idea, in brasiliano).
Questi due film rappresentano due modi di vedere i problemi della società brasiliana, a loro modo efficaci. Ognuno si farà la propria idea, ma la visione di queste opere e il confronto tra le due tesi esposte aiuterà sicuramente la formazione di un’opinione più meditata. A meno che uno non voglia farsi un giro per le favelas.

Chicco in più:

La storia di Wallace Souza rappresenta una vicenda esemplare del livello di commistione tra politica corrotta e criminalità che afflige alcuni strati della società brasiliana, nonché del modo in cui alcuni personaggi traggano vantaggio da questa situazione. Souza, ex poliziotto cacciato con demerito per aver commesso una serie di reati nell’esercizio della sua funzione, si era riciclato in seguito come imprenditore televisivo, fondando l’emittente “Canal livre”, specializzata nella cronaca nera. La notorietà televisiva gli aveva permesso di essere eletto al parlamento dello stato di Amazonas, risultando il più votato. Souza è stato recentemente arrestato con l’accusa di aver ordinato l’uccisione di 5 narcotrafficanti con un duplice obbiettivo: da una parte incrementare lo share delle sue trasmissioni (le troupe del suo canale erano sempre le prime ad arrivare), dall’altra eliminare concorrenti per il traffico di droga che aveva avviato parallelamente al suo impegno come politico e presentatore.


Pubblicato su: Il Caffè Geopolitico



Rap das armas, colonna sonora di Tropa d'elite. Per leggere una traduzione dell'illuminante testo vedi qui.

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